Novembre 19, 2018
“Rischio e sicurezza nelle sale operatorie: il monitoraggio della qualità dell’aria come misura di prevenzione.”
Quello che segue è l’abstract della tesi di Master di I Livello in “Sicurezza e prevenzione nell’ambiente di lavoro”, a cura di Giorgio Rinaldi.
Lo riportiamo in versione integrale così come presentato in sede di discussione all’Università di Bologna – Alma Mater Studiorum.
Abstract
Il presente elaborato propone un percorso di ricerca, analisi e sviluppo delle tecniche di prevenzione in ambito sanitario, con particolare attenzione a quei siti ove la qualità dell’aria può minare la salute degli operatori sanitari e dei pazienti e compromettere il processo lavorativo specifico dell’ambiente; emblematico il caso delle Sale Operatorie.
Dal punto di vista igienico-sanitario, il problema dell’inquinamento indoor ha assunto un notevole rilievo sia in termini di impatto della qualità stessa dell’aria sulla salute della popolazione, sia per le implicazioni tecniche progettuali degli edifici. Tra i sistemi e gli impianti presenti in un ospedale, assume grande importanza (ai fini del microclima termoigrometrico e della depurazione dell’aria dagli odori, dai vapori, dagli inquinanti gassosi, dalle impurità solide e/o particellari) l’impianto di ventilazione.
I possibili rischi possono essere distinti in:
Rischio Fisico: alterazione del benessere o discomfort termico del personale ospedaliero, dei pazienti e dei visitatori, derivante da un livello inadeguato dei parametri microclimatici.
Rischio Chimico: alterazione dei meccanismi metabolici o di detossificazione derivante dalla contaminazione ambientale da sostanze tossiche, nocive o cancerogene.
Rischio Biologico: alterazione dei meccanismi d’organo, tissutali, cellulari ed immunitari derivanti dalla contaminazione ambientale qualitativamente e/o quantitativamente inadeguata di microrganismi.
Risulta evidente l’importanza di cercare quei parametri che possono rilevare il grado di rischio a cui l’operatore, il paziente o il processo possono essere costantemente esposti (solo in Italia i decessi per infezioni ospedaliere superano quelli per incidenti stradali).
La chiave in questo ambito è rappresentata dal Monitoraggio Ambientale in continuo dei blocchi operatori al fine di eliminare e/o ridurre l’esposizione professionale ad agenti chimici o biologici, dannosa per la salute dei lavoratori, dannosa per il materiale genetico delle cellule di lavoratori maschi e femmine e/o con effetti avversi sulla loro funzione sessuale. Diverse sostanze chimiche e alcuni agenti infettivi possono infatti anche essere dannosi per la gravidanza e pericolosi per il feto.
Tali agenti sono spesso indicati come “sostanze tossiche per la riproduzione” come i gas anestetici, pesticidi e altre sostanze chimiche. La prevenzione degli effetti nocivi delle esposizioni professionali richiede la valutazione e la gestione dei rischi riproduttivi sul luogo di lavoro.
La legislazione europea obbliga i datori di lavoro a garantire che l’ambiente di lavoro sia sicuro per la salute riproduttiva dei lavoratori, delle lavoratrici gestanti e della prole. L’UE ha elaborato linee guida per la valutazione degli agenti e dei processi pericolosi nonché quali misure preventive possono proteggere i lavoratori in gravidanza e in allattamento dagli effetti negativi dell’esposizione professionale a gas anestetici come il protossido d’azoto.
Informazioni utili sulla sicurezza e sulla salute dei prodotti chimici sono disponibili nelle schede di sicurezza (SDS) e in altre fonti, ad esempio documentazione tecnica o materiale dei produttori. La scheda di dati di sicurezza (SDS) è un documento informativo completo su una sostanza o miscela chimica. È inteso come una fonte aggiuntiva di informazioni che va oltre la classificazione e l’etichettatura prevalentemente per i datori di lavoro. È importante valutare l’entità, la frequenza e la durata dell’esposizione.
Misurazioni igieniche professionali o monitoraggio biologico possono essere utilizzate per valutare il livello di esposizione agli agenti chimici. I risultati della misurazione possono essere confrontati con i limiti di esposizione professionale (OEL) stabiliti per prevenire malattie professionali o altri effetti avversi nei lavoratori esposti a sostanze chimiche pericolose. Gli OEL non possono tenere conto degli effetti sulla riproduzione e pertanto sarà necessaria l’assistenza di esperti nella valutazione del rischio.
Per accertare i livelli di contaminazione ambientale da gas anestetici in sala operatoria, causati da emissioni dirette e dal progressivo degrado delle tenute pneumatiche delle attrezzature, ovvero di verificare l’efficacia degli interventi di manutenzione e bonifica, sarà fondamentale effettuare in ciascuna area chirurgica, in modo continuativo, il rilevamento delle concentrazioni di gas anestetici aerodispersi. Le strategie di campionamento dovranno mirare il più possibile a valutare l’esposizione dei lavoratori, perciò il prelievo va fatto in corrispondenza della “zona respiratoria” del soggetto esposto (anestesista, strumentista, chirurgo, infermiere) e deve durare per un periodo di tempo che preferibilmente comprenda l’intera seduta chirurgica o che comunque sia rappresentativo della reale esposizione.
Per valutare l’inquinamento del blocco operatorio è opportuno effettuare campionamenti in:
sala operatoria (zona anestesia, zona operatoria, zona periferica della sala);
locali adiacenti e direttamente comunicanti (preparazione paziente, sterilizzazione, sala risveglio ecc.);
locali non direttamente comunicanti (corridoi, ingresso, spogliatoio ecc.).
Per l’identificazione delle specifiche fonti di inquinamento si dovranno eseguire misure (con campionamenti di breve durata o con rivelazioni istantanee) in prossimità delle apparecchiature di anestesia lungo l’intero circuito respiratorio, in corrispondenza dei vari raccordi, guarnizioni, valvole, erogatori, condotti ecc.
Campionamenti e analisi non devono essere finalizzati solo al rispetto della normativa, ma devono essere supportati da adeguate misure e protocolli di comportamento che riguardino sia l’aspetto tecnologico di manutenzione di impianti e strutture sia la condotta degli operatori durante l’attuazione delle pratiche anestesiologiche secondo quanto raccomandato dalla circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 14/3/89.
Il bisogno di comprendere in maniera più approfondita le problematiche connesse alla vita del blocco operatorio è stato il fattore che ha dato il via al presente lavoro.
L’obiettivo è quello di effettuare una ricompilazione di diverse ricerche e studi riguardanti criticità e fattori di rischio che incidono negativamente sulla qualità dei servizi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale. Questo perché nelle corde dell’azienda c’è la volontà e l’obbiettivo di stimolare un maggiore dibattito e una maggiore consapevolezza nei professionisti che operano nel settore sanitario (in particolare nel comparto operatorio), affinché implementino nelle loro strategie di gestione ulteriori attività di controllo e di prevenzione, per limitare il numero degli eventi avversi, nonché la magnitudo e la gravità delle conseguenze che ne possono derivare. La presente relazione non si propone come un lavoro di carattere scientifico e non ha la presunzione di essere un libretto d’istruzioni su compiti e responsabilità degli attori coinvolti nel blocco operatorio, ma serve a presentare un contesto particolare attraverso dati ufficiali ed ha puro carattere divulgativo.
L’esperienza negli anni ha insegnato che oggi in condizioni normali di esercizio l’inquinamento da gas anestetici è estremamente limitato, tuttavia si riscontrano episodi casuali ed imprevedibili, come: rotture, cattivo utilizzo, mancato rispetto delle procedure, guasti, ecc.. che portano ad un rapido incremento dell’inquinamento ambientale ed alla conseguente esposizione professionale; il protrarsi nel tempo di tali situazioni di criticità, può diventare un serio problema, in situazioni di questa natura solo il monitoraggio in continuo (h24/7/365) può evidenziare tale rischio, innescando nei gestori della sicurezza e nei responsabili del reparto le dovute azioni correttive, generando i dovuti interventi tecnici e/o comportamentali.
Monitorare per capire, capire per migliorare!!!