Maggio 22, 2024

Prevenire le infezioni ospedaliere: strategie e sfide nei nostri ospedali.

Il Sole 24 Ore, la settimana scorsa, pubblica un articolo dal titolo

Perché ci si ammala in ospedale e come possiamo prevenirlo?

(leggi l’articolo integrale qui)

Si parla di infezioni correlate all’assistenza (ICA) negli ospedali europei (e italiani) e delle difficoltà nel prevenirle.

In particolare, ci sono due passaggi chiave che andrebbero sottolineati quando si parla di prevenzione:

Il primo, apparentemente ovvio,  si può riassumere descrivendo gli ospedali (in generale, non solo quelli Italiani) quali luoghi pieni di microrganismi patogeni. Si può entrare in contatto con un patogeno toccando un paziente infetto o respirando aria inquinata con starnuti o colpi di tosse, o indirettamente mediante oggetti contaminati, sia strumenti diagnostici che oggetti e superfici comuni. Ciò può avvenire durante un intervento chirurgico, specie se ad alta complessità, o con l’uso prolungato di dispositivi medici invasivi.

Il secondo invece riguarda il tema sempre più preoccupante dell’antibioticoresistenza. Un terzo dei microrganismi esaminati fra quelli isolati è risultato infatti resistente agli antimicrobici.

Prevenzione delle ICA

Da queste due considerazioni evidenziate nell’articolo, possiamo trarne altre, direttamente correlate:

1 – l’Italia è tra i paesi europei con il più alto numero di infezioni ospedaliere (oltre 429 mila nel 2023, fonte Quotidianosanità.it) e maglia nera in Europa per morti provocate da germi multiresistenti agli antibiotici (11 mila morti l’anno, un terzo di tutti i decessi, fonte Quotidianosanità.it)

2 – in un luogo dove abbondano i microrganismi patogeni, i pazienti sono certamente esposti ad un rischio elevato (a causa delle loro condizioni di salute e degli interventi a cui sono sottoposti) ma anche gli operatori sanitari, oltre ad essere il principale tramite delle infezioni (L’ISS riporta che la trasmissione dei microrganismi si verifica soprattutto attraverso le mani degli operatori), sono abbondantemente esposti al rischio microbiologico (nonostante i DPI che dovrebbero proteggerli).

3 – se le infezioni risultano sempre più difficili da contrastare una volta contratte, forse è necessario intervenire in maniera più decisa ed efficace in fase di prevenzione.

4 – formazione continua del personale sanitario, implementazione di protocolli rigorosi e rispetto delle norme igieniche possono significativamente migliorare la sicurezza di operatori e pazienti. Ma forse non è più sufficiente…

L’importanza del monitoraggio delle infezioni su sito chirurgico

In Italia, le infezioni ospedaliere sono monitorate tramite un protocollo del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), che raccoglie dati su vari interventi chirurgici allo scopo di comprendere il livello di qualità sicurezza negli ospedali.
Ma per migliorare efficacemente la situazione, è oggi indispensabile effettuare un monitoraggio in continuo dei parametri ambientali nel comparto operatorio (24h al giorno / 7 giorni su 7 / 365 giorni all’anno).

Il monitoraggio in continuo, supportato da una valutazione accurata e tempestiva dei dati, consente di intervenire “a monte” sui protocolli igienici per renderli più scrupolosi, orienta le attività formative concentrandole sugli aspetti più critici e promuove le buone pratiche, che fanno la differenza nella lotta contro le infezioni ospedaliere. Il futuro che ci attende è un ospedale più sicuro per tutti: pazienti e personale ospedaliero.

Scritto da:
massimo
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